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SPADERNA

Attrezzo impiegato da vari dilettanti del Ceresio Abolita (nel 2015) la spaderna, duro colpo alla pesca tradizionale In occasione della recente riunione della Commissione italo-svizzera della pesca per i laghi Verbano-Ceresio e fiume Tresa, è stato approvato il nuovo regolamento di pesca per le acque comuni, così da sfoltire le molte e complesse regole che costituivano un vero e proprio ginepraio di permessi e divieti rendendone assai difficoltosa l’applicazione, considerando oltretutto le molte differenze tra il lago Ceresio e il lago Maggiore sia per la pesca dilettantistica che professionale, i periodi di protezione, gli attrezzi, la tipologia di reti, ecc. Nel suo complesso, sono stati apportati non pochi miglioramenti nell’esercizio dell’attività. Segnatamente è stato adottato il principio di un numero massimo di catture uguali per la pesca dilettantistica sia in Italia che in Svizzera per ogni pesce pregiato: così, ad esempio, si potranno trattenere – per ogni giorno di pesca – 50 pesci persici, 15 coregoni, 5 trote o salmerini, 5 lucioperca e 2 lucci. Per quanto riguarda i pescatori con reti, diminuiranno le P2 così da attenuare la pressione sui laghi e, nel frattempo, viene applicato il concetto di proteggere maggiormente i periodi di protezione prevedendo per alcune reti da fondo una distanza di 100 metri da riva. Il nuovo regolamento, tuttavia, in parte inaspettatamente ha prodotto – per decisione del commissario svizzero Eric Staub – la proibizione della spaderna a partire sempre dal prossimo anno. Si tratta di un attrezzo «tradizionale» sia per la pesca professionale che dilettantistica, costituito principalmente da un filo-madre (di lunghezza variabile tra 50 e 150 metri) a cui vengono applicati degli ami distanziati circa 2-4 cm l’uno dall’altro. La lenza è innescata con vermi o pesciolini vivi o morti. La spaderna viene deposta nel lago dalla barca con una lunga manovra lungo la riva e agli apici di essa vengono affrancati dei pesi per tenere immerso il tutto, stazionando nel lago per tutta la notte. Al mattino, prestissimo, la si ritira e ad essa sono solitamente attaccati anguille, lucioperca, persici, gardon e altre specie; qualche volta, si ha una sorta di… pesca miracolosa. La tecnica è abbastanza diffusa soprattutto nel Ceresio, tanto da considerarla una pesca nel senso pieno del termine. La spaderna da tempo è proibita sul lato italiano sia per i pescatori professionisti che dilettanti, i quali da anni la vanno pertanto apertamente osteggiando. In Commissione italo-svizzera i nostri rappresentanti della FTAP e di Assoreti hanno cercato con ogni mezzo di difendere questo metodo di pesca, dichiarandosi disposti a rinunciare – pur di salvaguardare questa «antica» usanza – anche all’impiego di un certo numero di ami per scendere a 100 e, eventualmente, a soli 50 ami. Ma il verdetto del commissario svizzero abroga la spaderna, siccome questo attrezzo cattura non poche anguille: dal 1° gennaio prossimo, però, scatterà la protezione dell’anguilla nei due laghi, per cui non aveva più alcuna legittimazione questo arnese dotato di moltissimi ami. Ovviamente, la delusione e l’amarezza fra i pescatori svizzeri dei due laghi sono molto vive. Ci si augura ora che, in qualche modo, sia possibile trovare un compenso nell’impiego dell’attrezzatura attuale (canne, tirlindana, ecc.), oppure trovare un nuovo attrezzo che possa soddisfare le esigenze delle due categorie. Raimondo Locatelli Il testo è stato pubblicato sul «Corriere del Ticino» di mercoledì 2 luglio.

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